Prodotti da forno al carbone vegetale? Pane… e non solo!
Prodotti da forno al carbone vegetale? Pane… e non solo!
Il carbone attivo, anche detto carbone vegetale, è una sostanza utilizzata, tra le altre cose, anche in medicina per la sua capacità di assorbimento delle sostanze ingerite.
Il carbone attivo viene generalmente utilizzato per vari scopi, tra cui ad esempio quello di depurare l’acqua o anche nella costruzione di maschere “antigas”.
Il carbone, grazie alla sua porosità, assorbe ciò che nell’aria e nell’acqua può essere nocivo, lasciando tali elementi naturali in una condizione di maggiore purezza.
Nell’ambito medico il carbone attivo è ad esempio utilizzato con la lavanda gastrica nel momento in cui sono state immesse sostanze potenzialmente dannose, delle quali è meglio ridurre al minimo l’assorbimento. In questo caso, il carbone assimila le sostanze scongiurando che entrino nel sangue causando dei problemi di tossicità.
Altro uso comune del carbone vegetale è di tipo “erboristico”. In questo caso il carbone viene generalmente utilizzato con una quantità di 1-2 grammi al giorno con lo scopo di ridurre il gonfiore addominale, e i fastidi intestinali.
Oggigiorno, specialmente nelle diete tipicamente occidentali, capita frequentemente che disturbi di questo tipo arrivino associati all’assunzione di pane, allora unire farina e carbone attivo a qualcuno è parsa una buona idea.
Ma è qui che iniziano i problemi, dato che c’è una certa differenza tra l’assunzione di sostanze con effetti collaterali sotto controllo medico e le interazioni farmacologiche e l’uso smisurato e senza indicazioni di uno specialista.
La caratteristica tipica del carbone attivo, ossia di limitare l’assorbimento di sostanze, e quindi anche di farmaci, non sempre è auspicabile! Ci sono situazioni in cui è importante che alcune sostanze, e i farmaci, in particolare, siano assorbiti dall’organismo; se pensiamo, ad esempio, che del pane al carbone attivo venga ingerito in concomitanza con una pillola anticoncezionale, o a un medicinale salva vita.
E non bisogna pensare che il quantitativo nel pane possa essere troppo ridotto: in un chilogrammo di farina vengono immessi dai 10 ai 15 grammi di carbone. Ciò vuol dire che con soli 150 grammi di pane si può raggiunge facilmente la dose giornalmente consigliata dagli usi erboristici.
Un altro elemento che pone inoltre dei dubbi in merito al carbone attivo: il carbone, attivo o meno, rimane un prodotto di combustione contenente il benzopirene, sostanza cancerogena.
Ora, è evidente che i rischi connessi alla possibile presenza di questo elemento e i vantaggi legati all’utilizzo del carbone sono vari, a seconda di come lo strumento viene utilizzato. Inoltre i prodotti farmaceutici sono obbligati a rispettare dei precisi limiti nella quantità di benzopirene contenuto al loro interno. Ma è sicuro, poi, che lo stesso vale per il carbone inserito nel pane? Perché la provenienza e la quantità del carbone usato non sono sempre molto chiare.
Quindi più che andare a cercare particolari metodi per ridurre i disturbi legati all’ingestione di questi prodotti da forno, è più sensato tentare di comprendere a cosa è dovuto tale fastidio.
L’utilità clinica del carbone attivo è, in ogni caso, molto incerta perché non dobbiamo dimenticare la sua capacità di assorbimento non solo di gas e liquidi in eccesso, ma anche dei farmaci (che non vanno assunti nell’intervallo di tempo fra i 30 minuti prima e le 2 ore dopo).